i Sapeurs a Milano

Giovedì, 6 Settembre 2018

Una grande occasione per i fotografi di Street!
I Sapeurs sbarcano a Milano!

E Isp sarà in prima linea, per fotografare i Sapeurs. Ci saremo con Simona Amelotti, curatrice SAPE e Performance e alcuni autori milanesi, tra cui Lorenzo Fasola, Graziano Perotti e Giuseppe Pons, e con tanti dei fotografi che collaborano con noi alla realizzazione di Cities.

E sarà spero con noi idealmente anche Daniele Tamagni, il grande Autore recentemente scomparso che per primo captò la valenza del movimento Sape, e realizzò anni fa uno splendido libro con cui vinse il Canon Young Photographer Award nel 2007.  Potete ammirare il suo lavoro sul suo sito www.danieletamagni.com,

Vi invitiamo quindi ad essere con noi per paparazzare i Sapeurs alla grande, e vi diamo appuntamento alle 19,00 alla nostra postazione in galleria, identificata da un roll up taggato Photographers days.

Tenete presente che chi si registrerà con noi potrà partecipare alle selezioni per uno speciale di Cities dedicato ai Sapeurs, che potrebbe venir realizzato e presentato a fine dicembre per un’occasione speciale… e non possiamo dire di più.

Ecco una presentazione dell’evento e del progetto generale, a cura di Simona Amelotti, curatrice SAPE e Performance, Gemma Marchegiani, organizzatrice, e Eleonora Fiorani, curatrice del progetto.

L’evento si comporrà dei tre elementi canonici -sfilata, sfida, performance contemporanea -e si svolgerà interamente all’aperto a partire dalle 19,30 in Galleria Vittorio Emanuele a Milano.
Il pubblico stazionerà in piedi nei pressi dei Sapeurs e seguirà da vicino la  manifestazione, spostandosi insieme ai protagonisti, o intercettandoli sul proprio cammino.
All’interno di questa sfilata il modo di camminare dei Sapeurs assume un ruolo centrale quale atto estetico, richiamando alla mente idealmente talune manifestazioni delle pratiche artistiche del primo Novecento.

La Sape (Société des Ambianceurs et des Personnes Elégantes) è una società con i suoi riti costituita dai Sapeur africani del Congo, che sono presenze importanti nello stesso Occidente. La Sape si sviluppa negli anni Cinquanta a Brazzaville e tra la diaspora emigrata in Francia come culto edonistico per il proprio
aspetto. E ha negli anni Ottanta con Papa Wemba, star della rumba congolese, la sua affermazione come fatto non solo di costume, ma anche di valenza sociale.
Al di fuori del Congo, la Sape è profondamente radicata a Parigi e a Londra, e una consistente, ma meno nota, comunità è presente anche a Milano e dintorni.

L’Unità Case Museo e Progetti Speciali organizza per la prima volta in Italia un evento Sape con cui presentare questa realtà sociale e culturale africana nella città di Milano. L’evento, come tutte le forme di espressione dei Sapeurs è definito da elementi codificati: i “Sapeurs” sfilano per la strada non in modo
autonomo e spontaneo, ma attenendosi rigorosamente ai dieci “comandamenti” di comportamento, che implicano diversi modi di camminare per esaltare l’abito e una gerarchia dell’eleganza dettata dal portamento e dal guardaroba.
La manifestazione– sfilata, sfida e performance – si svolge regolarmente a Parigi e coinvolge non solo la comunità africana, ma anche tutti i presenti, a qualunque paese e etnia appartengano, e si è ritenuto di portare quest’anno l’evento anche nella nostra città, sia nell’ottica di una progressiva internazionalizzazione della città di Milano, come previsto dal programma del Sindaco Sala, sia in stretta
vicinanza temporale con la Milano fashion week – che si terrà dal 18 al 24 settembre -in cui Milano si conferma una delle capitali mondiali della moda.

Alla sfilata della SAPE si affiancheranno due performers: Les Hommes Canette, creati dall’artista congolese Eddy Ekete Mombesa: una sorta di “giganti” di lattine. Vagano per le strade e ballano in un clangore di suoni metallici in una sorta di gioco gioioso, festoso, beffardo. Come lo definisce il suo stesso creatore, l’Homme Canette è un riciclaggio poetico di materiali presi dalla pubblicità urbana. Evoca le nostre società segnate dalla profusione di oggetti usa e getta che produciamo ogni giorno che rimanda ad una critica della produzione di massa e dei comportamenti che generano.
L’artista reinterpreta le tradizioni dell’ Africa dell’ovest e i costumi del suo Paese, il Congo, paese natale della SAPE, indagando sul concetto di riciclo / recupero. Nelle sue performance c’è tutto il simbolismo legato alla danza che possiamo osservare nei rituali tradizionali e una produzione ritmica di suono che, come spiega in un’ intervista*, genera un movimento di danza, e una punteggiatura del movimento nello spazio.
Il movimento del corpo nello spazio genera un suono che obbliga il performer ad adottare una sorta di linguaggio che a sua volta rigenera un suono.
I costumi sono nati per creare un suono moderno, di percussione sul filo delle musiche congolesi, la rumba. L’artista ha utilizzato le lattine sia per il tipo di suono “industriale” che per il riciclo che vuole suggerire un discorso ecologista e di rispetto per la terra.

 


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